Firmìn è un
falegname e fa sempre ottimi lavori. È preciso, talmente preciso
che i suoi oggetti prendono vita: ruote appena scolpite nel legno
fuggono via in viaggio per il mondo, sedie talmente comode da non esserci altro
posto in cui voler poggiare il proprio posteriore e cucchiai in grado di
rendere una zuppa di cipolle gradevole quanto un gelato al lampone.
La sua reputazione, neanche a dirlo, fa il giro del
paese e le notizie sul suo incredibile operato giungono anche alle
orecchie dell’altezzoso, borioso, intraprendente Barone von Bombus,
che più volte si avvale dei preziosi servizi di Firmin.
Si tratta, ogni volta, di incarichi improvvisi
e di estrema urgenza, recapitati con messaggi altisonanti:
si
raccomanda la più assoluta velocità
si
raccomanda assoluta prontezza
si raccomanda di fare più in fretta delle volte
precedenti
Si tratta, ogni volta, di situazioni delicate: il
Medico riferisce di indicibile calamità, la contrita
Baronessa di fatalità, il Primo Ministro di tremenda
contrarietà.
Firmìn ascolta con placidità, un pizzico di stupore –
forse la situazione gli sembra paradossale – ma s’impegna alacremente e
realizza quanto chiesto, anche le richieste più strampalate.
C’è però un piccolo inconveniente. Il
Barone, che è solito affrontare duelli e scontri, alla fine di ogni sfida ne
esce male, letteralmente e praticamente… ovvero con un pezzo in
meno: un braccio, poi l’altro, le due gambe, infine la testa.
E gli arti mancanti dovevano essere rimpiazzati
subito, fabbricati perfettamente, perché urgeva la presenza del Barone sul
campo di battaglia. Ed ecco nuovamente interpellato Firmìn, l’unico in grado di
svolgere un compito tanto delicato!
La nuova testa del Barone, fabbricata
dalle mani prodigiose del nostro falegname, riscuote il massimo
successo. Medico, Baronessa, primo Ministro e Cardinale, tutti convengono
che sia decisamente migliore dell’originale. E Firmìn,
finalmente, oltre a ricevere la solita medaglia come ricompensa, si vede
consegnare monete d’oro in giusta misura. Insieme a un “premio” di natura
diversa, elegante e con tanto tempo a disposizione per lui.
Un albo di grande ironia,
nel testo come nella scelta figurativa.
Si presta ad essere letto in velocità,
lasciandosi guidare dai punti esclamativi, dalle parti di testo a caratteri più
grandi e… dalla fretta del Barone.
Le illustrazioni, minuziose e ricche di particolari,
pongono un’attenzione particolare ai lineamenti e ai gesti.
Firmìn, così come
ritratto, già strappa un sorriso: è buffo, allampanato, con due occhietti
allibiti e una massa di capelli rossi che lo distingue dal grigiore della
còorte del Barone!
Il dinamismo del Barone non porterà a nulla – né ad
altri né a se stesso, tanto rumore per nulla. Non me ne
vorrà Shakespeare per l’espressione presa a prestito, anzi, forse sarebbe
piaciuta anche a lui quella nota di sarcasmo verso il potere e
l’esasperazione dei gesti dei grandi.
Alla fine siamo tutti umani ed è solo il buon senso a
fare la differenza.
La recensione è già stata pubblicata sul sito Mikbook .
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